Italia (mercoledì, 10 settembre 2025) — Il 10 settembre il mondo si ferma per ricordare chi non c’è più e per tendere la mano a chi ancora soffre. È la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, una ricorrenza che accende i riflettori su un dramma troppo spesso nascosto. Ogni anno più di 700.000 persone si tolgono la vita. In Italia, i numeri parlano chiaro: 4.000 morti e 25.000 tentativi ogni anno. Significa 10 suicidi al giorno, dieci famiglie spezzate, dieci storie che potevano avere un altro finale.
di Monia Settimi
Eppure il suicidio resta un tabù. Si sussurra, si evita, si nasconde. «Per secoli – ricorda il professor Maurizio Pompili, direttore della Psichiatria al Sant’Andrea di Roma – il suicidio è stato condannato e stigmatizzato. Oggi sappiamo che non è una scelta, ma il risultato di un dolore mentale insopportabile. Parlare di suicidio significa aprire spazi di comprensione e prevenzione». Pompili da quasi vent’anni guida il Servizio di Prevenzione del Suicidio del Sant’Andrea, l’unico centro dedicato in Italia, punto di riferimento internazionale.
I dati raccontano che nella fascia tra i 15 e i 34 anni il suicidio è tra le prime tre cause di morte. Non servono statistiche per capire la gravità: bastano i nomi. Carolina, 14 anni, spinta al gesto estremo da un video diventato virale. Leonardo, 15 anni, che scrive alla madre: «Non ce la faccio più, l’ho detto al prof. ma non ascolta» prima di togliersi la vita. Dietro ognuno di loro c’è un mondo che non ha saputo proteggerli.
Il padre di Carolina, Paolo Picchio, ha trasformato il dolore in impegno: «Qualcuno mi dice che sto svuotando il mare con le mani» racconta. «Io rispondo che ogni goccia salvata è un cambiamento». Con la sua Fondazione Carolina incontra migliaia di studenti ogni anno, per spiegare che una parola può distruggere, ma può anche salvare.
Oggi, a Roma, Telefono Amico Italia presenterà in Senato dati aggiornati e proposte concrete. Chiede un piano nazionale di prevenzione del suicidio, il coordinamento tra scuola, sanità, forze dell’ordine e terzo settore, e soprattutto un numero unico attivo h24 per chi cerca aiuto. «Non possiamo più parlare di emergenza invisibile» denuncia la presidente Cristina Rigon.
Ci sono anche ombre che interrogano la medicina: alcuni studi internazionali segnalano possibili correlazioni tra psicofarmaci e comportamenti suicidari. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani chiede più trasparenza, obbligo di informare i pazienti dei rischi e indagini accurate. Un tema delicato, che va affrontato senza allarmismi ma senza silenzi.

Il messaggio della Giornata mondiale 2024-2026 è chiaro: “Cambiare la narrazione sul suicidio”. Non più vergogna, ma dialogo. Non più solitudine, ma ascolto. Non più silenzio, ma consapevolezza. Perché la prevenzione non è solo farmaco o terapia: è riconoscere i segnali, è esserci, è ascoltare senza giudicare.
Ogni suicidio è una ferita collettiva, ogni vita salvata è una vittoria che vale il mondo intero. In questa giornata, il compito di ciascuno di noi è semplice e immenso: fermarsi, guardare negli occhi chi ci sta accanto e dire: “Ti vedo. Ti ascolto. Non sei solo”.
E, come canta Giorgio Poi, “ma passami a trovare quando hai voglia di ridere. Si può morire senza morire, vivere senza vivere”: un invito a non chiudersi nel buio, a cercare e offrire compagnia, a vivere anche quando sembra impossibile.
Last modified: Settembre 10, 2025

